Continuando il gioco: a qualsiasi costo, renderei la città vivibile per le donne. Perchè è bello e facile parlare di violenza, giustizia sociale e violenze standosene belle comode sedute davanti al mega video LCD (liquid crystal display), con le pantofole calde, la pappa
abbondante e grassa nella pancia, il dolcetto sulle ginocchia e ogni utile e superfluo a disposizione. Per capire cosa sta succedendo nelle nostre città, dovreste uscire la sera, dopo il crepuscolo, tutte le sere. Allora vi rendereste conto del fatto che in giro ci sono solo uomini, che spesso sono aggregati in gruppi E a volte con ubriachezza molesta o simili. Quindi, in quanto Sindaca Per un Giorno
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135 Guerrino Degli Esposti scultore
Fino a un paio di anni fa ero ancora molto carica di iniziativa e idee. Me ne andavo in giro a lavorare nelle Fattorie biologiche e biodinamiche, facevo la volontaria in agricoltura biologica negli ecovillaggi in modo da conoscerli da vicino e capire se anch’io avrei potuto far parte dell’Arte della vita in comunità. Nel biennio 2014-2015 nutrivo ancora la percezione delle mie ‘radici al contrario’, quelle che non trovi fin dalla nascita ma che ritrovi vivendo. Nell’estate 2014 c’era stato il Raduno della RIVE proprio a Bagnaia, vicino Siena. Sentivo parlare da moltissimi anni di quel luogo e di quelle persone. Oltretutto il figlio di una coppia di amici si era trasferito a vivere lì da poco tempo e così, tra una Fattoria e l’altra avevo deciso di fare anche un passaggio al
Raduno per avere aggiornamenti sulle Comunità Intenzionali in Italia. Fu molto interessante anche se per mie difficoltà non fui in grado di dare una mano all’organizzazione in qualità di volontaria. Mal mi colse, quel disguido. Mi trovai incasinata senza avere un posto dove andare. Mi rivolsi ai comunardi di Bagnaia spiegando la situazione e loro mi diedero l’aiuto di cui avevo bisogno. Furono tutti gentili, accoglienti e manco a farlo apposta mi innamorai del luogo e del gruppo. Dopo quell’occasione tornai alla Comune più volte nel biennio e pian piano mi resi conto che in quel luogo, oltre
alla Comune e all’idea, vivevano anche 2 artisti speciali. Tutti lì dentro lo sono nel fare ciò che fanno e nell’essere quel che sono, ma 2 di loro facevano di quella speciale arte il centro della propria vita. Prima di conoscere meglio Guerrino mi innamorai delle sue opere. Incontrai prima i suoi gioielli nei prati, nei coni prospettici, all’improvviso svettanti o misteriosamente assorti nella penombra. Guerrino era scultore autodidatta e calzolaio oltre ad essere un uomo libero ma libero veramente. Parlando con lui, Fabio, Amy, Monalda, Andrea, Lùcia, Lucia, Osvaldo, Li, Checco, Riccardo e tutti gli altri, davanti al camino acceso dopo il lavoro e la cena mi venne in mente un lavoro di ricerca che potevamo avviare proprio partendo da quel luogo di Toscana. Parlai con lui del mio progetto e una volta rientrata a Milano elaborai meglio la cosa. Successivamente tornai a Bagnaia per la vendemmia e poi per raccogliere materiale fotografico e appunti per le interviste che avevo in animo di proporre a un paio di riviste del settore. Eravamo ben convinti del progetto, lui appoggiava totalmente la mia idea e anche a Fabio piaceva. Senonché le riviste alle quali proposi il lavoro non apprezzarono pensando che l’argomento non sarebbe stato molto interessante e così dovetti prendere atto del fatto che anche quando meno te lo aspetti ti capita di sentirti dire che ciò che conta sono i
numeri, la tiratura e non gli argomenti. La delusione non venne vinta dalla fiducia e sostegno che lui ogni tanto mi mandava con le sue quattro righe di mail e così abbandonai l’idea anche se il progetto è ancora lì. Inutile dire che l’idea non aveva nulla a che fare con la celebrazione-monumento di un artista vivente perché lui sarebbe stato contrario e la cosa era lontanissima dalla mia visione delle cose. Riguardava un aspetto più intimo e personale. Era talmente naturale quel suo muovere le mani sulle pietre, quel trovarle in giro e quel vederci dentro una figura umana che non immaginava che qualcuno potesse parlare del suo lavoro. Ma aveva apprezzato molto la contestualizzazione a cui avevo pensato ossia quell’inserire il lavoro artistico nel flusso della vita reale di cui era un profondo sostenitore e che raccontava con passione e garbo.
Durante le ultime visite giravamo in lungo e in largo il perimetro dello spazio segnato dalle sue sculture mentre diceva che voleva restassero lì dove si trovavano, dove le aveva messe lui. Ho fotografato quella Bellezza trasparente che era in lui e che era anche nel luogo in cui viveva. È stato uno dei fondatori della Comune e nonostante i suoi molti, ma non troppi, anni di vita non ha mai smesso di fare i lavori previsti dai turni quotidiani, in cui tutti, indipendentemente dall’anzianità ‘di servizio’, sono coinvolti. Anche se il mio progetto non è stato accolto come avremmo voluto, io so di aver incontrato una persona e un gruppo speciale e irripetibile. So di aver visto qualcosa che volevo avere negli occhi, nel cuore e nelle orecchie per sempre oltre che nel mio pc e sotto la mia tastiera. A Guerrino dedico il suo stesso sorriso amabile e dolce, e quella libertà vera di cui si può parlare senza imbarazzi o ripensamenti. Aprite tutti i Link, ne vale la pena. Tutte gli scatti risalgono al tempo dell’intervista del 2015 e sono di di Ebe Navarini TheUnplWriItsMe
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Tutti gli scatti di questo articolo sono di Ebe Navarini The Unplugged Writer it’s me ©
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